LO SCOPRIREMO SOLO MORENDO
Quando affrontiamo qualsiasi
disciplina di ricerca e integrazione dello scenario di nascita, gli operatori
del settore possono proporci una visione d’insieme dell’esistenza impostata sul
tema della reincarnazione. Addirittura è opinione comune credere che, ad
esempio, il rebirthing sia una tecnica di riscoperta di vite passate,
quando più che altro prevede una riscoperta catartica della nascita per avere
la possibilità di cambiare nel momento presente.
In effetti, con il respiro
circolare possiamo vivere degli stati così profondi in cui sentiamo di non
essere chi siamo bensì altre creature, in altre dimensioni, in altre epoche, in
altri contesti storici.
Inoltre, è pur vero che, se crediamo
alla nascita come primo evento sulla terra, possiamo aver bisogno di credere in
qualcosa di antecedente al preconcepimento, fase in cui scegliamo il setting di quello che veniamo a essere,
fare e avere in questa esistenza. “Chi siamo, da dove veniamo?”, sorgerebbe
spontaneo chiederci.
Per quanto
riguarda le esperienze più comuni, sia con il rebirthing che con altre tecniche
regressive, abbiamo la possibilità di visitare molte esperienze diverse che
potremmo definire antecedenti a questa incarnazione. Addirittura ci può
capitare di rivivere anche altre nascite e altre morti. All’inizio l’effetto è
stupefacente perché ci sentiamo rincuorati al pensiero che dopo la morte non
finisce tutto, che c’è ancora la possibilità di tornare sulla terra. Ma il
punto è un altro.
Possiamo credere nella ciclicità
dell’esistenza come nascita e morte, dove la nascita sulla terra potrebbe
essere la morte in un mondo in cui fluttuiamo quando non siamo incarnati. E a
sua volta la morte sulla terra potrebbe essere accolta su altre dimensioni come
la nostra nascita nel cosiddetto aldilà.
Se siamo
infelici, potremmo rabbrividire al solo pensiero di doverci reincarnare;
preferiremmo piuttosto credere che, una volta finita qui, ce ne possiamo stare
pacificamente in un’altra dimensione, a imparare ciò che c’è da imparare senza
gli oneri di un corpo fisico. O meglio ancora sarebbe per altri pensare che tutto
finisca per sempre quando moriamo.
tratto dal capitolo 7 del libro IL PRIMO RESPIRO (www.ilprimorespiro.it) di Nicoletta Ferroni (www.nicolettaferroni.it)