"Una lettera è un tale sconsolato nonnulla e una tale sconvolgente immensità." Attila Jozsef
Cosa significa questa frase? Che cosa vi evoca?
Avete mai usato la scrittura per esorcizzare paure, rancori o sentimenti ingombranti?
Avete mai tentato di comunicare con qualcuno attraverso una lettera dove trovare il coraggio di palesare il vostro sentire?
Nella vita ci viene insegnato a trovare nell'altro qualcosa di sbagliato o a trovarlo in noi stessi.
Scrivere, rileggere, riscrivere ci dona la possibilità di rivedere, riguardare, risentire con un successivo stato d'animo (postumo al momento in cui avevamo scritto) quello che appena dopo poche ore cambia di significato. E quasi tutto, se non tutto, scompare nel nulla.
Al punto che la maggior parte delle volte quel che abbiamo scritto finiamo per non spedirlo se è una lettera, cestinandola o lo seppelliamo in un vecchio diario se si tratta di una riflessione con noi stessi.
E forse in tutti noi c'è un piccolo "Attila distruttivo", notorio flagello di Dio, che vuole dare un taglio a ciò che va tagliato nella nostra vita, portando Luce su ciò che non riusciamo a comprendere senza un dialogo interno.
Un forma alternativa di preghiera con noi stessi in cui non preghiamo il nostro Dio nell'Alto dei cieli, ma colloquiamo con quella parte più intima di noi stessi, in cui in fondo è anche là che possiamo incontrare Dio?
Forse...da sperimentare!
NICOLETTA FERRONI, www.nicolettaferroni.it
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