giovedì 26 marzo 2015

Esoterismo in Biancaneve e i 7 nani

Il significato esoterico della favola di Biancaneve

Favole e miti, contrariamente a quel che si può pensare, non sono mai banali favolette destinate ad intrattenere i bambini, ma al di là del loro significato letterale, nascondono profonde verità che possono darci indicazioni riguardo l’essenza vera delle cose, le dinamiche della vita e i meccanismi che ne sottendono il funzionamento.
Una lettura allegorica della fiaba di Biancaneve e i sette nani, ne è un esempio eclatante, capace com’è di riprendere alcuni concetti fondamentali delle antiche discipline esoteriche e di allinearsi, nel contempo, alle più moderne concezioni scientifiche.
L’antica favola dei fratelli Grimm (che, a loro volta, probabilmente, la ricavarono da miti ancor più antichi), tra i suoi molteplici significati ripropone il tema della creazione e della nascita del tempo. Essa fu ripresa da Walt Disney che, da buon studioso di esoterismo, vi riconobbe la rappresentazione del sistema solare e diede ai nani dei nomi significativi e per nulla casuali.
Il primo della serie è Dotto, in inglese Doc, che rappresenta il sole, dunque la luce, il giorno del sorgere della vita e della veglia. Poi c’è Mammolo, in originale Bashful, ovvero il timido, che rispecchia, invece, l’aspetto femminile, dunque la luna e il giorno della settimana del lunedì. Brontolo, Grumphy, l’irritabile, è Marte (martedì), Cucciolo, Dopey, piccolo e giovane, è Mercurio (mercoledì), dio portatore dell’informazione segreta. A questi si aggiungono, Gongolo, Happy, il gioviale, che rappresenta Giove (giovedì), Eolo, Sneezy, custode dei venti per Venere (venerdì) e infine Pisolo, Sleepy, che trova in Saturno – sabato – il giorno del sonno e del riposo.
Biancaneve è l’ottavo elemento della storia. Otto è il numero della totalità e, nella sua rappresentazione grafica riflette il senso di un tempo che si riproduce in un eterno, ma mai ripetibile, ritorno. Sette degli elementi che fanno parte di questo scenario del mondo appartengono a una dimensione, per così dire, “ordinaria”, l’ottavo a una dimensione “straordinaria”.
I sette nanetti vivono da sempre nel bel mezzo del bosco, simbolo del mondo conosciuto (un elemento riproposto anche da Dante – anch’egli un iniziato e membro di un’antica scuola di saggezza – nella sua Divina Commedia). In esso, prima dell’arrivo di Biancaneve, l’azione, la rappresentazione della vita è ancora inespressa, il tempo ancora non esiste, essendo ogni cosa immersa in un eterno privo di ciclicità. Biancaneve rappresenta quella che nella moderna concezione scientifica viene chiamata la “forza debole” ovvero l’altro lato o aspetto della Forza Elettrodebole la cui esistenza era già stata ipotizzata da Fermi e confermata negli anni ’70, e complementare rispetto alla forza elettromagnetica (EM) che interagisce, illuminandola, con la materia ordinaria dando, così, origine al mondo per come lo conosciamo.
L’arrivo della ragazza dà inizio al tempo trasformando il “C’era una volta” – tempo anteriore al tempo – in tempo storico, e innescando un processo di creazione che movimenta la staticità della ristretta realtà del bosco e porta in atto i sentimenti e con essi l’amore. Con l’innescarsi della vita compare, ovviamente, anche la morte e con essa la rinascita, mentre l’eternità cede il passo al tempo che da lineare si fa circolare.
La Matrigna non è altro che la Matrix, l’illusione, la forza forte (che si oppone alla forza debole, ovvero Biancaneve), simbolo delle forze oscure che si oppongono all’ordine dell’esistenza dell’Universo (forza debole) e che trae in inganno facendo scambiare una minima parte con il Tutto. La Matrigna precipita la protagonista nel torpore del sonno, cioè della non conoscenza, proprio del mondo dell’apparenza, ma Biancaneve riprenderà i sensi, destata dal richiamo della coscienza e trasformerà il microcosmo dei nani in una dimensione prodigiosa.

(testo basato su “La scienza dell’Uno” di Vittorio Marchi)

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