domenica 31 luglio 2016

LO SCOPRIREMO SOLO MORENDO


LO SCOPRIREMO SOLO MORENDO

Quando affrontiamo qualsiasi disciplina di ricerca e integrazione dello scenario di nascita, gli operatori del settore possono proporci una visione d’insieme dell’esistenza impostata sul tema della reincarnazione. Addirittura è opinione comune credere che, ad esempio, il rebirthing sia una tecnica di riscoperta di vite passate, quando più che altro prevede una riscoperta catartica della nascita per avere la possibilità di cambiare nel momento presente.

In effetti, con il respiro circolare possiamo vivere degli stati così profondi in cui sentiamo di non essere chi siamo bensì altre creature, in altre dimensioni, in altre epoche, in altri contesti storici.

Inoltre, è pur vero che, se crediamo alla nascita come primo evento sulla terra, possiamo aver bisogno di credere in qualcosa di antecedente al preconcepimento, fase in cui scegliamo il setting di quello che veniamo a essere, fare e avere in questa esistenza. “Chi siamo, da dove veniamo?”, sorgerebbe spontaneo chiederci.

Per quanto riguarda le esperienze più comuni, sia con il rebirthing che con altre tecniche regressive, abbiamo la possibilità di visitare molte esperienze diverse che potremmo definire antecedenti a questa incarnazione. Addirittura ci può capitare di rivivere anche altre nascite e altre morti. All’inizio l’effetto è stupefacente perché ci sentiamo rincuorati al pensiero che dopo la morte non finisce tutto, che c’è ancora la possibilità di tornare sulla terra. Ma il punto è un altro.

Possiamo credere nella ciclicità dell’esistenza come nascita e morte, dove la nascita sulla terra potrebbe essere la morte in un mondo in cui fluttuiamo quando non siamo incarnati. E a sua volta la morte sulla terra potrebbe essere accolta su altre dimensioni come la nostra nascita nel cosiddetto aldilà.

Se siamo infelici, potremmo rabbrividire al solo pensiero di doverci reincarnare; preferiremmo piuttosto credere che, una volta finita qui, ce ne possiamo stare pacificamente in un’altra dimensione, a imparare ciò che c’è da imparare senza gli oneri di un corpo fisico. O meglio ancora sarebbe per altri pensare che tutto finisca per sempre quando moriamo.

tratto dal capitolo 7 del libro IL PRIMO RESPIRO (www.ilprimorespiro.it) di Nicoletta Ferroni (www.nicolettaferroni.it)

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