"Mamma diceva che la vita è come una scatola di cioccolatini. Non sai mai quale ti capita...."
Forrest Gump
E ci sarebbehttp://www.nicolettaferroni.it/ da aggiungere che, tutto sommato, i cioccolatini son quasi sempre buoni..
N.F.
Per conoscere le mie attività, sapere dove lavoro e cosa scrivo:
venerdì 15 aprile 2011
giovedì 14 aprile 2011
La fine è il mio inizio
"Prima anch'io vedevo il mondo diviso, diviso! Vedevo me separato da quello che vedevo. Vedevo me che guardavo me. Poi è successo qualcosa ed è successo che lo vedo unito. Non vedo più la separazione. Prima vedevo il mondo a fette. Vedevo me che vedevo me. Poi è successo qualcosa di molto strano, perché allora non vedevo più separato. Vedevo me parte di tutto. E questo è bellissimo perché improvvisamente mi sono trovato un altro me. (...)
E' il risultano dell'Himalaya, quando ho cominciato a buttare via i desideri. E allora era tutt'uno. E c'è una cosa bella. Quando vedi tutt'uno le cose cambiano immensamente. Perché allora guardi in terra e ti accorgi che è tutt'uno, non c'è pezzo separato. E la cosa bella, quando vedi tutt'uno ti rendi conto che non ci sono più divisioni. E allora vuol dire che quando guardi i fiori, l'erba, non sono fiori, non sono erba, sono parte di questa gloriosa bellezza che è la vita. E allora non c'è da chiedersi se è minerale, se è ...se è...(...) vegetale. Anzi, ti rendi conto, appena incominci a guardare, che è tutt'uno. Per cui guardi la bellezza della terra e vedi l'unità di questa. E allora cè una bellezza che devi capire. Senza quella si vive senza più attaccamento. Ti metti a guardare e scopri la bellezza del minerale. Ma non esclude ... il vegetale. E allora guardi la bellezza del vegetale e vedi la bellezza del tutto. E vedi la grande bellezza della terra.
Per cui è come abbracciare prima il minerale e abbracciare...l'animale e abbracciare l'umanità, perché non c'è differenza. Abbracci l'umanità. Ti butti in questa bellezza. E rimane che abbracci il minerale, abbracci, abbra..abbracci l'umanità, perché non c'è differenza.
(...) Non c'è più conflitto (...) Non c'è più paura (...) E la morte (...) è la paura di perdere tutto quello che hai".
Tiziano Terzani, p.461, Edizioni Longanesi
Scena finale magistralmente interpretata dall'attore Bruno Ganz nel film omonimo con Elio Germano, Erika Pluhar e Andrea Osvart. Da non perdere: anche se il libro potrebbe sembrare più ricco, il film contiene dei messaggi profondi non contenuti nel libro, a proposito del rapporto padre-figlio!
E' il risultano dell'Himalaya, quando ho cominciato a buttare via i desideri. E allora era tutt'uno. E c'è una cosa bella. Quando vedi tutt'uno le cose cambiano immensamente. Perché allora guardi in terra e ti accorgi che è tutt'uno, non c'è pezzo separato. E la cosa bella, quando vedi tutt'uno ti rendi conto che non ci sono più divisioni. E allora vuol dire che quando guardi i fiori, l'erba, non sono fiori, non sono erba, sono parte di questa gloriosa bellezza che è la vita. E allora non c'è da chiedersi se è minerale, se è ...se è...(...) vegetale. Anzi, ti rendi conto, appena incominci a guardare, che è tutt'uno. Per cui guardi la bellezza della terra e vedi l'unità di questa. E allora cè una bellezza che devi capire. Senza quella si vive senza più attaccamento. Ti metti a guardare e scopri la bellezza del minerale. Ma non esclude ... il vegetale. E allora guardi la bellezza del vegetale e vedi la bellezza del tutto. E vedi la grande bellezza della terra.
Per cui è come abbracciare prima il minerale e abbracciare...l'animale e abbracciare l'umanità, perché non c'è differenza. Abbracci l'umanità. Ti butti in questa bellezza. E rimane che abbracci il minerale, abbracci, abbra..abbracci l'umanità, perché non c'è differenza.
(...) Non c'è più conflitto (...) Non c'è più paura (...) E la morte (...) è la paura di perdere tutto quello che hai".
Tiziano Terzani, p.461, Edizioni Longanesi
Scena finale magistralmente interpretata dall'attore Bruno Ganz nel film omonimo con Elio Germano, Erika Pluhar e Andrea Osvart. Da non perdere: anche se il libro potrebbe sembrare più ricco, il film contiene dei messaggi profondi non contenuti nel libro, a proposito del rapporto padre-figlio!
mercoledì 13 aprile 2011
El amor es como el queso
"Ah, Geronimo! El amor es muy importante, es lo unico que da sentido a la vida. El amor es una flor preciosa, pero tambien rara, muy rara! (...) El amor es como el queso: si es de buena calidad, mejora con el tiempo!
GERONIMO STILTON
Pag. 84 Edizioni Destino
GERONIMO STILTON
Pag. 84 Edizioni Destino
martedì 12 aprile 2011
La profezia della curandera
"Ciò che stai imparando ti permetterà di dare amore, tenerezza, affetto, calore, attenzioni al tuo amato con il quale, però, condividerai anche le tristezze, le paure, le preoccupazioni. Imparerai a dimostrargli che hai bisogno di lui e, in questo modo, riceverai tutto il suo amore: l'amore è sapersi donare e arricchirsi. L'amore si può coltivare, si puà far crescere, ma può anche essere ferito o scemare poco a poco. Il vero amore ti fa crescere. L'amore unisce, comprende, insegna, perdona: è dedizione e sacrificio. Una donna che ama è disposta a qualsiasi cosa".
Pag. 157, Edizione Piemme
Secondo un'antica profezia andina, giungerà il giorno in cui lo spirito femminile si risveglierà dal lungo letargo e lotterà per cancellare odio e distruzione e dare infine origine a un mondo di pace e armonia. Quel giorno si sta avvicinando e la storia di Kantu, una storia vera ne è il segno.
Pag. 157, Edizione Piemme
Secondo un'antica profezia andina, giungerà il giorno in cui lo spirito femminile si risveglierà dal lungo letargo e lotterà per cancellare odio e distruzione e dare infine origine a un mondo di pace e armonia. Quel giorno si sta avvicinando e la storia di Kantu, una storia vera ne è il segno.
lunedì 11 aprile 2011
domenica 10 aprile 2011
La lentezza di Milan Kundera
C'è un legame segreto fra lentezza e memoria, fra velocità e oblio.Prendiamo una situazione delle più banali: un uomo cammina per la strada. A un tratto cerca di ricordare qualcosa, che però gli sfugge. Allora, istintivamente, rallenta il passo. Chi invece vuole dimenticare un evento penoso appena vissuto accelera inconsapevolmente la sua andatura, come per allontanarsi da qualcosa che sente ancora troppo vicino a sé nel tempo.
Nella matematica esistenziale questa esperienza assume la forma di due equazioni elementari: il grado di lentezza è direttamente proporzionale all'intensità della memoria; il grado di velocità è direttamente proporzionale all'intensità dell'oblio.
Pagina 45 dell'Edizioni Adelphi
Nella matematica esistenziale questa esperienza assume la forma di due equazioni elementari: il grado di lentezza è direttamente proporzionale all'intensità della memoria; il grado di velocità è direttamente proporzionale all'intensità dell'oblio.
Pagina 45 dell'Edizioni Adelphi
Ti amo
Ti amo, come il bambino la mamma,
come il profondo il fosso silenzioso,
ti amo, come l'anima la fiamma,
le sale la luce, il corpo il riposo,
ti amo come vivere amano
i mortali, finché non muoiono.
Ogni tua parola, ogni tuo sorriso,
custodisco, ogni tua movenza,
come la terra gli oggetti che cadono.
Come il metallo gli acidi corrodono,
così qui,
nella mente i miei istinti
te, cara, bella immagine, hanno inciso:
l'essere tuo v'empie di sé ogni essenza.
Tratto dall'Ode del poeta ungherese Attila Jozsef (1933), traduzione di Antonello La Vergata
come il profondo il fosso silenzioso,
ti amo, come l'anima la fiamma,
le sale la luce, il corpo il riposo,
ti amo come vivere amano
i mortali, finché non muoiono.
Ogni tua parola, ogni tuo sorriso,
custodisco, ogni tua movenza,
come la terra gli oggetti che cadono.
Come il metallo gli acidi corrodono,
così qui,
nella mente i miei istinti
te, cara, bella immagine, hanno inciso:
l'essere tuo v'empie di sé ogni essenza.
Tratto dall'Ode del poeta ungherese Attila Jozsef (1933), traduzione di Antonello La Vergata
Come può cambiare la nostra via se scopriamo in che modo siamo nati
Il modo in cui siamo stati allattati nei primi mesi di vita determina le modalità di ricerca dei due principali mezzi di sostentamento: cibo e denaro.
Negli anni Settanta molte donne furono istruite dai medici ad allattare i loro neonati a orario. Fu un'innovazione a quei tempi molto alternativa, considerato che quelle mamme, figlie degli anni Trenta-Quaranta, erano state allattate alla chiamata.
Si svilupparono così due correnti di mamme: quelle ligie alle nuove regole, le donne più all'avanguardia, che aprirono la strada alle madri successive degli anni Settanta-Ottanta.
Altre mamme, che cercarono di rispettare le nuove mode, ma al contempo, magari di nascosto, allattavano anche alla chiamata.
I bambini allattati a orario sviluppano da grandi un rapporto con il cibo e il denaro di questo tipo: "Mangio regolarmente ai pasti"; "Quando ho fame in orari diversi da quelli convenzionali, mi trattengo!; "Alla fine del mese ho bisogno della certezza di avere uno stipendio fisso, sicuro".
I bambini allattati alla chiamata, invece, da adulti mostrano maggior fiducia nei riguardi dei principali mezzi di sopravvivenza: "Mangio quando ne ho voglia"; "Comunque vadano le cose, sono sicuro che avrò sempre i soldi necessari per tutto"; "Preferisco fare il lavoro che mi piace e guadagnare quanto mi pare".
I bambini allattati a orario e alla chiamata diventano adulti che sviluppano questa visione: "Mangio ai pasti e anche quando ne ho vogliaa, preferibilmente quando sono da solo"; " Se ho una cifra mensile garantita, mi sento più tranquillo e creativo nel fare anche qualche altro lavoro che mi dia altro denaro".
Brano tratto dal libro "Il primo respiro", p.84, capitolo 14: Tetta fissa o tetta finta. I mezzi di sopravvivenza.
Negli anni Settanta molte donne furono istruite dai medici ad allattare i loro neonati a orario. Fu un'innovazione a quei tempi molto alternativa, considerato che quelle mamme, figlie degli anni Trenta-Quaranta, erano state allattate alla chiamata.
Si svilupparono così due correnti di mamme: quelle ligie alle nuove regole, le donne più all'avanguardia, che aprirono la strada alle madri successive degli anni Settanta-Ottanta.
Altre mamme, che cercarono di rispettare le nuove mode, ma al contempo, magari di nascosto, allattavano anche alla chiamata.
I bambini allattati a orario sviluppano da grandi un rapporto con il cibo e il denaro di questo tipo: "Mangio regolarmente ai pasti"; "Quando ho fame in orari diversi da quelli convenzionali, mi trattengo!; "Alla fine del mese ho bisogno della certezza di avere uno stipendio fisso, sicuro".
I bambini allattati alla chiamata, invece, da adulti mostrano maggior fiducia nei riguardi dei principali mezzi di sopravvivenza: "Mangio quando ne ho voglia"; "Comunque vadano le cose, sono sicuro che avrò sempre i soldi necessari per tutto"; "Preferisco fare il lavoro che mi piace e guadagnare quanto mi pare".
I bambini allattati a orario e alla chiamata diventano adulti che sviluppano questa visione: "Mangio ai pasti e anche quando ne ho vogliaa, preferibilmente quando sono da solo"; " Se ho una cifra mensile garantita, mi sento più tranquillo e creativo nel fare anche qualche altro lavoro che mi dia altro denaro".
Brano tratto dal libro "Il primo respiro", p.84, capitolo 14: Tetta fissa o tetta finta. I mezzi di sopravvivenza.
Iscriviti a:
Post (Atom)